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Steve Lukather, BRIDGES: la recensione del miglior album del 2023

Qui OltreRock, che vi scrive dall’Emilia Romagna, un territorio violato, ostaggio di alluvioni e frane.

Ho avuto il grande privilegio e onore di poter ascoltare l’ultima fatica di quello che è uno dei più grandi musicisti al mondo, Steve Lukather, chitarrista e membro fondatore del Toto, session man d’oro degli anni 80-90 la settimana scorsa, ma solo ora trovo modo e tempo di raccontarvelo, grata infinitamente di avere ancora un pc e una connessione, una casa da cui scrivere.

Ora torniamo alla Musica, quella buona, che ti cambia le giornate, quella che ti resta in mente e risuona di continuo anche nei momenti di pensiero totale.

Lukather, 65 anni suonati (tutti nel vero senso della parola, il migliore che si possa intendere), ci regala un discone di otto pezzi in cui si spazia dal rock, al jazz, dalla ballata al pezzo che ti farà venir voglia di alzare il volume con buona pace del vicinato.

Vi accompagno in questa avventura musicale track by track, allacciate le cinture : il 16 giugno si parte.

FAR FROM OVER

Attacco di natura aliena per l’atterraggio del maestro indiscusso della chitarra: scritta da Luke con suo figlio Trevor e il grande Joseph Wlliams (attuale voce dei ToTo), c’è la batteria dello straordinario Simon Phillips che inutile dirlo, è squisitamente perfetto.

Trev, produttore del brano, suona anche il basso, la chitarra e il sintetizzatore, backvocals insieme a Joseph : è una bomba.

Energia, voglia di vivere e di ricominciare: le parole del testo sono un pò il filo conduttore dell’intero lavoro.

Un uomo che vuole ripartire da se stesso facendo ciò che gli riesce meglio: gran musica, la chitarra lukatheriana dei tempi più rock viene fuori senza fatica, ad urlare che c’è e ha ancora voglia di andare avanti nonostante tutto (e tutti).

Far from over
I’m not giving it up even though I’m getting older
Far from over
Don’t count me out until I’m six feet underground

STEVE LUKATHER

In generale posso anticiparvi che questo album è il perfetto riassunto della discografia da solista di Lukather, l’esperienza del suono e le esperienze come uomo lo hanno segnato e hanno insegnato: c’è un mondo da raccontare, questo è il viaggio di un uomo che ha perso l’amore ma ritrovato se stesso.

I graffi, la rabbia, la malinconia, le lacrime, la voglia di ripartire e quei momenti in cui si manda affanculo il mondo, questi pezzi sono esattamente tutto questo, con musica e parole calzanti, precise, sul pezzo.

Non delude le aspettative e se fosse possibile ci fa innamorare ancora di più dell’universo lukatheriano.

NOT MY KIND OF PEOPLE

Scritta da Lukather, Paich, Williams e Lynch, troviamo il grandissimo Leland Sklar al basso, Simon Phillips alla batteria, alla tastiera Paich e Williams sintetizzatori e backvocals.

Pezzo super forte, prendete la chitarra e le atmosfere di “Falling in between” (e la presenza di Luke, Simon e Lee ci agevola con un filo di gas) e mescolatele con “Serpent Soul” et voilà.

Gli autori la toccano pianissimo con un testo al veleno, parole che si sposano con una chitarra arrabbiata ed un alternarsi di ambienti musicali gustosissimi, un basso molto presente, qualcuno l’ha fatta grossa e non gliela mandano certo a dire, musicalmente e non.

SOMEONE

Secondo singolo estratto, in uscita il 24 maggio 2023.

I ToTo, signori, i ToTo, solo questo per descrivervi questo pezzo, scritto da Lukather, Williams, Paich, con Shannon Forrest alla batteria (lo ricordate ai tempi di 40 trips around the sun? grandissimo), Luke suona anche il basso, qui Williams è impegnato in backround vocals, percussioni e tastiera, strumento che ovviamente suona anche il buon Paich.

Come un marchio di fabbrica i tre inevitabilmente quando lavorano insieme suonano così, questo è il proseguio naturale degli ultimi lavori della band che per motivazioni legate a diatribe legali non utilizzerà più il nome originario.

Classe, potenza, cura dei dettagli e gusto, questo pezzo sofisticato e nostalgico, con un intro sussurrato, quasi musicalmente floidiano incornicia le parole di chi vorrebbe darci un taglio ma sotto sotto continua a pensare a quella persona che lo ha ferito con quei tipici sentimenti contrastanti che tutti abbiamo provato almeno una volta nella vita che a tratti ci fanno dannare, arrabbiare, sperare e pensare.

Tutti i presupposti per la canzone che segue.

ALL FOREVERS MUST END

La ballata per eccellenza, con una vibe anni 80 rielaborata ad arte da Lukather che la scrive insieme a Randy Goodrum, con cui collabora da tempo immemore.

Il pianoforte lo suona Luke, ci sono le tastiere, percussioni e backvocals di Williams uniti al basso di Lee Sklar e la batteria di Shannon Forrest.

Preparate i fazzoletti perchè ne avrete bisogno, questa meraviglia vi riporterà a quei giorni in cui semplicemente si patisce da cani per la fine di una storia, in cui ci si dice che non saremo più in grado di amare così, pieni d’angoscia e senza speranza.

La chitarra struggente, il piano grave, triste, raccontano il titolo senza tanti fronzoli, il testo è poetico e ricco di figure retoriche.

Si soffre da eroi (musicali in questo caso).

WHEN I SEE YOU AGAIN

Primo singolo estratto il 12 aprile 2023, scritta da Lukather, Williams, Paich e Stan Lynch, vediamo Luke in azione anche col basso, Paich dietro alle sue tastiere, Williams in backvocals e tastiere e Simon Philipps alla batteria.

Che dire oltre al fatto che la sola batteria come incipit ci catapulta nell’universo ToTo senza se e senza ma, la collaborazione di questi musicisti è impareggiabile e super riconoscibile.

Un brano pieno, tanta roba, le mani del maestro Paich sono sempre straordinariamente affascinanti e la chitarra è sempre intensa, di classe, quel gusto rock che non si smentisce mai, un connubio perfetto.

Il testo è il racconto di un altro giorno nel viaggio di chi sta facendo i conti con la fine di un capitolo importante della sua vita, in cui vedo molto di Luke e del suo carattere.

Trovate la mia recensione del pezzo qui:

TAKE MY LOVE

Scritta da Steve Maggiora (attuale tastierista e vocalist dei ToTo) e Warren Huart ( Aerosmith), questa canzone vi catapulterà in un jazz club con le luci soffuse di gusto spassosamente lukatheriano con una chitarra che canta (da Dio, permettetemi) quanto chi la suona.

Jorgen Carlsson al basso, Shannon Forrest alla batteria, Joseph Williams backvocals e sintetizzatori, Steve Maggiora su tutte le parti di tastiera e backvocals, questo pezzo è una degustazione lenta di un racconto di due innamorati agli inizi della loro storia, quei cori che strizzano l’occhio al soul, gli assoli magistrali, cuoce a puntino anche l’ascoltatore.

Affascinante come pochi, Lukather si destreggia alla grande (come sempre) tra i generi più disparati senza un briciolo di difficoltà e quello che lo contraddistingue è il cuore, la passione, il gusto e l’impegno, la ricercatezza del particolare , il carattere, la cartola signori, quei modi innati che non si imparano sui libri nè sui banchi.

Il finale mi ha colpito un sacco, quel passaggio di note che ti abbracciano congedandosi, particolari nella sua semplicità ma mai banali nè scontate.

30 e lode.

BURNING BRIDGES

Scritta da Lukather, Lynch, Paich e Williams, ritroviamo Simon Phillips alla batteria, Leland Sklar al basso, David Paich alle tastiere e Joseph Williams che canta una straordinaria parte di bridge vocals e suona tastiere e percussioni.

Parzialmente title track, immaginate il brano “Icebound” (Lukather, Ever Changing Times, 2008) che si incontra con le vibes di Tambu (Toto, 1995),

Squadra che vince non si cambia e un musicista del calibro di Steve lo sa bene, chi lo segue da sempre riuscirà senza dubbio a riconoscere chi ha messo le mani e dove: le collaborazioni storiche di altissima qualità sia nei testi che musicalmente sono squisitamente ravvisabili al primo ascolto.

Il testo parla del desiderio di sentirsi finalmente liberi dalla rabbia e dal risentimento di un legame ormai consumato.

I’LL NEVER KNOW

Testi di Lukather e Williams, Paich alle tastiere, Jorgen Carlsson al basso, Shannon Forrest alla batteria e Joseph Williamssu tastiere e backvocals, non ho il cuore di dirvi che questa è l’ottava nonchè ultima canzone dell’album.

Le parole tristi si allacciano ad una chitarra di gusto Queeniano (postumo alla Made in Heaven, le ambientazioni musicali me lo ricordano assai) e ci raccontano della solitudine e del buio nel cuore di un uomo che ha perso il suo amore senza trovare una spiegazione, senza riuscire a fare i conti con il cambiamento di chi diceva di amarlo.

Un brano profondo, scuro, una cicatrice di quelle che si accarezza con gli occhi lucidi, non c’è un lieto fine.

Cosa dovete aspettarvi da questo album?

L’evoluzione dell’uomo Lukather, le esperienze, le cadute e la voglia di rimettersi in gioco, un lavoro che racchiude un percorso musicale e personale, un viaggio in una separazione sofferta che non sfocia nella solita canzonetta sdolcinata ma nel dare voce, colore e suono alla rabbia, alla frustrazione, alla necessità di liberarsi e ripartire da se stessi, alle lacrime e l’affetto degli amici che negli anni ti son rimasti vicino nonostante tutto.

Ci ho sentito tanta sofferenza che aveva necessità di tramutarsi in forza, un necessario reinventarsi per rimanere fedeli a se stessi, la passione e l’amore di chi suona da più di 40 anni magistralmente senza trucchi nè merletti, il bisogno di togliersi l’armatura ed essere onesti con lo specchio.

Straordinario Lukather, impossibile non amarti dalla prima all’ultima nota.

Il miglior disco che potrete ascoltare ques’anno, senza se e senza ma.

Eccellenza musicale e vocale, il sogno continua, il 10 non rende l’idea.

In alto il Volume!

Marica_OltreRock

https://open.spotify.com/artist/7vLNQciZsWdkYFCqY2osFM
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